La proposta di un amico, una gita sulla barca a coda di scorpione, ci pare una buona idea per poter vedere Chiang Mai da una diversa prospettiva. Appena arrivati all’approdo l’atmosfera è già cambiata: il lento scorrere del fiume e la cordiale accoglienza della titolare ci proiettano in una nuova dimensione. Dopo una breve attesa sotto una pergola dove curiosiamo tra vecchi articoli di giornale, foto di personalità appese alle pareti e immagini d’epoca scattate lungo il fiume, saliamo a bordo della egnigmatica barca a coda di scorpione.
Proprio quasi di fronte all’approdo, appena salpati, possiamo scorgere il nuovo municipio di Chiang Mai, il Consolato Americano sul quale sventola bandiera a stelle e striscie, ed il tempio di Khun Tok View Nam.
Questo fiume, il Ping River, fino alla metà del secolo scorso era la maggiore e principale via di comunicazione verso Bangkok. Era un lungo viaggio di mille chilometri che durava due o tre mesi. Chi si avventurava si giocava probabilmente in quel viaggio il reddito della sua famiglia e di altre per quell’anno. Le casette tradizionali lungo il fiume ci inducono ad immaginare queste sponde brulicanti di vita in un passato non lontano. Oggi Chiang Mai è collegata al resto del paese con strade asfaltate, ferrovia ed un moderno aereoporto. Al giorno d’oggi, solo alcune di queste barche utilizzate ad uso turistico, oltre ad un nutrito numero di pescatori, animano queste rive.
La nostra simpatica guida, Khun Samak, raccontandoci interessanti aneddoti riguardanti il fiume, ci mostra fotografie del secolo scorso che presentano fatti, personaggi e scorci del Ping River. Scendendo la corrente, attraversiamo le rovine del ponte pedonale crollato durante le alluvioni del 2011, e ci viene mostrato il punto dove il fiume ha esondato. Passato il ponte di ferro, affianchiamo il luogo dove sorgeva un’attività di prima lavorazione e commercio del legname che da qui veniva spedito al sud. Oggigiorno il taglio ed il commercio del teak è praticamente cessato: dopo secoli di sfruttamento delle foreste, è arrivato per la Thailandia il momento di conservare e ripiantare il proprio patrimonio naturale. Khun Samak ci assicura che il programma di riforestazione è molto serio e severo.
Arrivati alla Phya Kum Dam, una diga che porta il fiume ad un salto di cinque metri piú in basso, la barca compie un’inversione e cominciamo lentamente a risalire la corrente. Osserviamo l’alternarsi della vegetazione spontanea con ristoranti affacciati sul fiume ed un moderno palazzo con eleganti appartamenti che godono del panorama della città fino alle colline e giú lungo il fiume verso sud, verso Bangkok. Intravediamo anche la dimora di quella che fu l’ultima principessa del Regno dei Lanna, la quale all’inizio del secolo scorso lí abitò e da lí spesso si spostava viaggiando per il mondo finanziata dal padre. Khun Samak ci mostra una foto che la ritrae a bordo di un side-car, quasi a volerla mostrare come donna emancipata, curiosa e viaggiatrice.
Arriviamo poi ad un approdo dove un giardiniere sta pulendo un’aiuola sulla riva, in silenzio, in sintonia con l’atmosfera pacata del fiume. Veniamo introdotti dalla nostra guida, nonché ottimo padrone di casa, in un piccolo orto botanico dove campeggiano piante da frutta, alcune varietà di riso locale, piante officinali e di ognuna ci viene raccontato qualcosa: usi in cucina e dettagli sulla coltivazione. Un leggero ristoro a base di mango e riso glutinoso condito con latte di cocco ed un succo di ananas sono il pretesto per continuare a disquisire con la nostra guida, che sotto di una pergola ci mostra trappole per serpenti ed anguille e altri oggetti dei tempi andati.
Risaliti a bordo della barca a coda di scorpione, percorriamo a ritroso un tratto di fiume per ritornare ad immergerci nella Chiang Mai dei giorni nostri.